La nostra scuola a Gorgona: l'isola della speranza, della riconciliazione, del perdono e della libertà

Cari attori e amici del teatro del mare,

Ci sono momenti che hanno l'urgenza di essere raccontati e l'esperienza a Gorgona è uno di questi.

 

A Gorgona il 25 maggio con le classi 3ALL  3ELL 4ALL 4DLL 3CLS: l'isola della speranza e della riconciliazione.

 

La Tempesta, dico ai ragazzi a lezione, è un'opera complessa che dice tutta la fragilità e al contempo la grandezza dell'umano. Tocca gli abissi del nostro mare interiore per poi risalire verso la luce. Ragazzi è vero, siamo solo esseri umani, fragilissime creature, ma abbiamo risorse infinite per guardare al bene e diventare migliori, proprio come Prospero che grazie alla conoscenza e - forse anche per l'amore che nutre verso la figlia che è il suo domani - va oltre la vendetta, si riconcilia con sé stesso e col fratello, perdona, accetta, rinasce. 

 

Un'opera sul perdono, sul saper perdonare sé stessi e gli altri, sulla pietas - che non è commiserazione - ma amore per l'altro, un'opera sull'anelito alla libertà che vince sulla prigionia e la schiavitù, un'opera utopica, a tratti visionaria che è quella con cui Shakespeare dice addio al teatro.

 

La Tempesta, ragazzi, è come una musica, tocca tutte le corde dell'anima, quelle più profonde dentro di noi e ci dice che il teatro è ancora una volta una forza magica e salvifica, che ci può curare.

Andremo a Gorgona il 25 maggio ragazzi e sull'isola incantata forse sarete cullati dal rumore del mare, forse sarete ubriachi di suoni e strani rumori, forse vi addormenterete per il caldo... Tutti noi forse siamo solo una splendida illusione perché "siamo fatti della stessa sostanza dei sogni" e forse l'isola stessa sarà come un sogno per voi.

Sull'isola incontreremo degli attori straordinari che hanno fatto, come Prospero, un lungo viaggio interiore, hanno conosciuto il dolore e poi la redenzione, il sapore della vendetta e la bellezza del perdono, la prigionia e la speranza di essere liberi. 

Loro, ragazzi sono attori veri perché incarnano tutti i temi cari a questa opera. Sono l'opera stessa.

Habiba mi chiede come si fa a perdonare e io non so rispondere, forse solo dimenticando o avendo una buona motivazione per farlo - come mi suggerisce il collega di filosofia - o forse, come dico io amando di più e accettando di essere umani. La domanda che risuona in classe è "ma lei profe se fosse stata Prospero avrebbe perdonato Antonio?". Non lo so, rispondo. Ci vuole tempo per perdonare. Niccolò e Lorenzo dicono che un fratello si perdona sempre mentre Giada dice che dipende da cosa ha fatto. Habiba dice invece che non perdonerà mai.

Sabato, dopo il dibattito, prima di imbarcarsi, Habiba mi dice che ha parlato con Paolo (Prospero) e che verrà a trovarlo con i suoi genitori e verrà a trovare le sue api perché gli è grata. Non è più la stessa ragazza di prima, si sente diversa. Melissa, sua compagna di classe, è ancora commossa e mi dice che non sa come dire ai genitori di come è stata bella questa giornata, che questo incontro con gli attori sarebbe dovuto durare molto molto di più perché i giovani hanno bisogno di speranza, di bellezza. Ariel (proprio questo il suo nome!) dice grazie agli attori perché "ci avete regalato una giornata di teatro e noi ragazzi non lo conosciamo il teatro.

Ma il teatro è qui e ora, è un coro - come ci insegna Pedullà - dice tutta la nostra voglia di comunità contro la solitudine e l'ansia sociale crescenti, dice il nostro bisogno di esserci, il nostro bisogno di incontrarsi. Ecco perché voi ragazzi ne avete più bisogno che mai adesso. Ecco perché gli abbracci dopo il dibattito e le parole spese fra noi, fra i ragazzi e gli attori sono un nutrimento per le nostre anime in un tempo così difficile e triste.

 

Ci salutiamo. È difficile ma torneremo.

Luna sul traghetto mi regala un ciottolo che ha disegnato: è Miranda che guarda l'orizzonte, verso il mare: siete voi il meraviglioso mondo nuovo ragazzi, siete voi, coltivate il bene dentro di voi, studiate, amate sempre di più. 

Claudia Vitale

 

Grazie a Michela e allo staff che hanno reso possibile questo nostro sogno, agli attori nostri preziosi amici del mare, al regista che è un vero maestro di vita, alla polizia penitenziaria e al loro direttore che hanno permesso ai ragazzi di essere a Gorgona, al preside che si è emozionato con noi, ai miei colleghi perché, come me, credono nella scuola come comunità educante, come possibile luogo di bellezza e di speranza.